PRESENTAZIONE DEL TEMA
“La Chiesa invoca in modo speciale questo bene sommo da sempre e lo fa
mostrando a tutti Gesù”, perché “Egli è la nostra pace” e al tempo stesso è la
“via” attraverso la quale “gli uomini e i popoli possono raggiungere questa
meta, a cui tutti aspiriamo”.
La vera pace è infatti innanzitutto dono di Dio e poi impegno profetico
e opera dell'uomo. La pace non può essere ridotta a semplice assenza di
conflitti armati, o secondo la concezione ebraica e romana, a accordo fra le
parti, che si riconoscono reciprocamente diritti e possibilità di vita,
limitando ciascuno le proprie esigenze. La pace va compresa piuttosto come « il
frutto dell'ordine impresso nella società umana dal suo divino Fondatore. Dove
e quando l'uomo si lascia illuminare dallo splendore della verità, intraprende
quasi naturalmente il cammino della pace».
La guerra ha dunque origine dall’assenza di Dio nel cuore dell'uomo.
La guerra nasce dal disordine e dalla sregolatezza del cuore e, in particolare,
da quella della coscienza, allorché l’uomo fa di se stesso il metro esclusivo di
ogni valutazione, chiamando bene o male ciò che intende scegliere in base ai
suoi interessi e a un cuore non ordinato e quindi non libero di scegliere per
il bene di sé e degli altri. Un cuore disordinato è il primo antagonista della
pace e il suo frutto di separazione e isolamento è il relativismo a cui
consegue, in forme diverse, espresse o inespresse, e in modo più o meno
violento, il conflitto.
Delineata in questo modo la pace allora si configura come dono celeste e
grazia divina che richiede, a tutti i livelli, l'esercizio della responsabilità
più grande, quella di conformare la storia umana all'ordine divino. Quando
viene a mancare l'adesione all'ordine trascendente delle cose, come pure il
rispetto di quella « grammatica » del dialogo, il conoscere, camminando
insieme, che è la legge morale ed etica universale, la pace diventa o una
mera facciata o un’utopia. Questa trasformazione in profondità dello spirito e
del cuore esige certamente però un grande coraggio, il coraggio dell'umiltà e
della verità, disponendosi a vedere, nella speranza che alimenta la pazienza,
ciò che ancora non si vede e che si fatica a conseguire.
Ciò vale anche per la custodia del creato. Se l’uomo vive da figlio di
Dio, se vive da persona redenta, che si lascia guidare dallo Spirito Santo (cfr
Rm 8,14) e sa riconoscere e mettere in pratica la legge di Dio, cominciando da
quella inscritta nel suo cuore e nella natura, egli fa del bene anche al creato,
cooperando alla sua redenzione. Infatti, quando non viviamo da figli di
Dio, mettiamo spesso in atto comportamenti distruttivi verso il prossimo e le
altre creature – ma anche verso noi stessi – ritenendo, più o meno
consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento, e allora
l’intemperanza a prendere il sopravvento. La rottura dell’alleanza con Dio è
stata la scaturigine dell’ incrinarsi dell’armonioso rapporto degli esseri umani
tra loro e con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, così che il “giardino”
si è trasformato in un “deserto” (cfr Gen 3,17-18). Si tratta di quel peccato
che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e
a usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a
scapito delle creature e degli altri.
Il cammino verso la Verità ci chiama perciò a restaurare il nostro
volto e il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il
perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale.
Solo allora il deserto del creato potrà tornare ad essere quel giardino che
nasce della comunione con Dio e, accrescendo la comunione con se stessi e con
gli altri, costruisce la pace.
IN ASCOLTO DELLA PAROLA
EFESINI 2,13-18
13 Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete
diventati i vicini grazie al sangue di Cristo.14 Egli infatti è la nostra pace,
colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che
era frammezzo, cioè l'inimicizia,
15 annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e
di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la
pace,
16 e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della
croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia.17 Egli è venuto perciò ad
annunziare pace
a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini.18 Per mezzo di
lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo
Spirito.
PER AIUTARCI A RIFLETTERE
C'era una volta un vecchio saggio seduto ai bordi di un'oasi all'entrata di
una città del Medio Oriente.
Un giovane si avvicinò e gli domandò: "Non sono mai venuto da queste parti.
Come sono gli abitanti di questa città?"
L'uomo rispose a sua volta con una domanda: "Come erano gli abitanti della
città da cui venivi?"
"Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là".
"Così sono gli abitanti di questa città", gli rispose il vecchio
saggio.
Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all'uomo e gli pose la stessa
domanda: "Sono appena arrivato in questo paese. Come sono gli abitanti di questa
città?"
L'uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: "Com'erano gli abitanti
della città da cui vieni?"
"Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto
molta fatica a lasciarli!"
"Anche gli abitanti di questa città sono così", rispose il vecchio
saggio.
Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all'abbeveraggio aveva udito
le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio
in tono di rimprovero: "Come puoi dare due risposte completamente differenti
alla stessa domanda posta da due persone?
"Figlio mio", rispose il saggio, "ciascuno porta nel suo cuore ciò che è.
Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono
neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici leali nell'altra città,
troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, ogni essere umano è
portato a vedere negli altri quello che è nel suo cuore."
PER PREGARE
Salmo 85
Signore, sei stato buono con la tua terra,
hai ricondotto i deportati di Giacobbe.
Hai perdonato l'iniquità del tuo popolo,
hai cancellato tutti i suoi peccati.
Hai deposto tutto il tuo sdegno
e messo fine alla tua grande ira.
Rialzaci, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi,
di età in età estenderai il tuo sdegno?
Non tornerai tu forse a darci vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con tutto il cuore.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme
e la sua gloria abiterà la nostra terra.
Misericordia e verità s'incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
La verità germoglierà dalla terra
e la giustizia si affaccerà dal cielo.
Quando il Signore elargirà il suo bene,
la nostra terra darà il suo frutto.
Davanti a lui camminerà la giustizia
e sulla via dei suoi passi la salvezza